L’ABILITA’ PERCETTIVA NEL CALCIO

Con la pubblicazione di oggi vogliamo portare l’attenzione di tutti su un argomento non sempre ben discusso. E’ da qualche anno che sentiamo parlare di intensità soprattutto nel calcio di alto livello, anche se è diventata una discriminante anche nelle serie minori. Quello che non è chiaro o comunque ben specificato è cosa si intende con intensità nel calcio. La parola intensità può essere intesa in maniera semplicistica solamente come un parametro fisiologico. In effetti per intensità si intende quel range di carico che permette un adattamento muscolare.

Possiamo parlare di intensità nell’allenamento della forza massimale in riferimento ad un allenamento dove viene ricercato prevalentemente lo sviluppo della forza e che viene eseguito in generale con i bilancieri, e con movimenti rapidi ed esplosivi. Un allenamento che porterà ad una ipertrofia muscolare simbolo dei bodybuilder.

Possiamo parlare di intensità nell’allenamento per la resistenza muscolare dove la principale finalità è quella di sviluppare la resistenza alla fatica, e dove la forza può essere mantenuta oltre un certo TUT (TempoSottoTensione), una qualità denominata anche come forza resistente.

Infine possiamo parlare di intensità nell’allenamento della potenza dove con sovraccarichi si cerca lo sviluppo dell’abilità del muscolo di produrre maggiore forza nel minor tempo possibile.

Tutti questi tipi di allenamenti sfrutteranno i sistemi energetici principalmente anaerobici che si suddividono nei sistemi anaerobico alattacido e anaerobico lattacido. L’intervento predominante di uno dei due meccanismi è condizionato essenzialmente da due fattori, ovvero l’intensità e la durata.

Senza andare troppo nei dettagli fisiologici cosa possiamo estrapolare da queste definizioni e dalla parola intensità nel calcio?

Sicuramente l’allenamento della forza resistente, sicuramente l’allenamento della forza intesa come potenza muscolare, ma cosa comportano all’interno di un campo di calcio? Quali fattori scatena l’intensità in uno spazio con 22 atleti ben allenati?

La risposta a questa domanda è: LA VELOCITA’ DI ESECUZIONE

Cos’è la velocità di esecuzione? Da quali fattori dipende?

Si sente parlare sempre più di dover sfornare nei settori giovanili giocatori pensanti. Questa espressione a me piace e non piace, perchè se mi “fermo a pensare” a questa definizione mi viene in mente un qualcosa di lento e questo mio pensiero fa a pugni con la velocità di esecuzione dovuta all’intensità nel calcio. Bisognerebbe quanto meno definirlo “giocatore che pensa velocemente”. Io sono dell’idea che bisognerebbe spostare l’attenzione dal “pensiero” al “fare” e quindi andare a studiare e definire la capacità decisionale del ragazzo che porterà alla sua esecuzione tecnica. Più il ragazzo decide in fretta e più veloce sarà la sua esecuzione.

La capacità decisionale di un giocatore deriva dalla loro conoscenza delle probabilità situazionali (aspettative) per anticipare gli eventi futuri. Essi hanno una migliore idea di ciò che è probabile che accada dato un particolare insieme di circostanze, utilizzando strategie di ricerca visiva, e memorizzando le informazioni presenti. L’anticipazione e la presa di decisione del giocatore più abile sarà sicuramente più efficace e con tempi di reazione minori e questo è un aspetto che ci permette di distinguere i ragazzi d’élite o di talento dai ragazzi “normali”. Esistono tanti tipi di talento, un ragazzo può essere talentuoso per le sue abilità tecniche, o per via delle sue qualità fisiche o fisiologiche, ma il ragazzo “veloce” e “attento” che riesce ad elaborare e ad agire in maniera esatta con tempi di reazione minori é quel talento che oggi abbiamo bisogno di cercare e di “creare” nelle nostre scuole calcio e nei nostri settori giovanili.

Un genio tanti anni fa definiva il calcio così:

Diversi sono stati gli studi scientifici su questo argomento e uno dei più importanti è stato effettuato da Williams A.M e da Really a fine anni ‘90 ed inizio anni 2000. Per questa ragione faremo una scappata nella scienza e per convenzione e chiarezza definiremo i ragazzi con più talento come giocatori d’élite ed esperti e viceversa giocatori sub elite i restanti. Cercheremo di spiegare in maniera semplice e diretta lo studio analizzato sui potenziali predittori di talento nel calcio, andando però ad analizzare nel dettaglio solamente la parte riguardante le abilità percettive, l’attenzione e la capacità decisionale.

 

 

Williams ed i suoi colleghi ci spiegano bene come non ci siano particolari differenze tra i ragazzi di talento e i loro compagni sulla base della loro acutezza e percezione visiva (misurazioni su acuità statica, dinamica visiva, percezione della profondità, visione del colore e campo visivo periferico). I ragazzi d’elite sono risultati con un campo visivo periferico leggermente più ampio nella dimensione orizzontale, mentre i sub elite risultavano avere una acuità visiva dinamica lievemente migliore.

Non trovando differenze rilevanti tra i due gruppi, i ricercatori hanno studiato quanto l’abilità percettiva potesse invece dipendere dalla pratica. I giocatori esperti, sottoposti a video-test, dimostravano di avere basi di conoscenze specifiche più elaborate che permettevano loro di interpretare prima gli eventi incontrati.

 

 

Questi fattori includono le abilità dei giocatori di utilizzare strategie di ricerca visiva, per elaborare le informazioni contestuali presenti all’interno del display, e la loro aspettativa di ciò che è probabile che accada dato un particolare insieme di circostanze (conoscenza della probabilità situazionale).

Successivamente sono state descritte le differenze dei due gruppi sul riconoscimento di schemi di gioco. Il test prevedeva la visione di un clip di diapositive di una particolare sequenza di azioni e subito dopo i ragazzi erano chiamati a ricordare le posizioni dei giocatori visti nella clip con la maggior precisione possibile. Si è notato che i giocatori inesperti avevano errori di richiamo più importanti rispetto ai giocatori esperti.

Per gli studiosi questo test sembra essere il più specifico per valutare la capacità di anticipazione del ragazzo esaminato. Interessante è stato anche lo studio sulla capacità di previsione di un giocatore in base alla postura e l’orientamento del corpo di un avversario. La capacità di anticipare le azioni basati su fonti di informazioni parziali o anticipate, sono molto rare e di difficile individuazione.

I ragazzi sono stati testati sull’anticipare la direzione del passaggio di un avversario su 4 condizioni temporali: 120 ms prima dell’urto palla-piede (condizione 1), 40 ms prima (condizione 2), durante l’urto palla-piede (condizione 3), 40 ms dopo l’urto palla-piede (condizione 4). I giocatori esperti mostravano una migliore risposta solo sotto le durate più brevi (pre-urto). Lo stesso test è stato riproposto tra i portieri dei due gruppi, valutando gli errori nelle loro risposte su: anticipazione sul lato in cui verrà calciato il pallone e sull’altezza della traiettoria. I risultati hanno portato errori del 61.8% nell’anticipazione sull’altezza della traiettoria, a differenza dell’anticipazione sul lato della porta in cui andava la palla, dove gli errori sono stati solamente del 25.7%. I giocatori più esperti avevano tempi di risposta più veloci rispetto ai meno esperti.

L’anticipazione nel calcio richiede che i giocatori concentrino l’attenzione visiva, nel momento opportuno, sulle più rilevanti informazioni. Sapere dove e quando guardare sono aspetti importanti di prestazioni qualificate. La strategia di ricerca visiva rappresenta il modo in cui gli interpreti spostano continuamente l’attenzione su elementi importanti, consentendo loro di prendere le proprie decisioni (Williams, 1993). Sono state utilizzate tecniche sofisticate per la registrazione dei movimenti oculari per notare le differenze tra i calciatori esperti ed i meno esperti. L’evidente risultato è che i giocatori più qualificati mostrano strategie più veloci, e su più aree informative del display, consentendo loro di anticipare le azioni future sapientemente.

Infine sono stati esaminati i comportamenti di ricerca visiva dei difensori di calcio esperti e meno esperti durante il tentativo di anticipare le azioni degli avversari, in un undici contro undici presentato sullo schermo. Le sequenze di azioni, tratti da partite di calcio professionistico e semi-professionistico, hanno presentato ai partecipanti una rappresentazione visiva dal punto di vista di un difensore centrale. È stato scelto il ruolo del difensore centrale perché la pressione temporale degli avversari non è elevatissima come quella riscontrata durante il gioco offensivo ed inoltre mentre un attaccante decide quale azione intraprendere, un difensore deve rispondere alle azioni dell’avversario. Dalla difesa può esserci il tempo di effettuare un’analisi più completa del display. Questa più ampia strategia di ricerca assicura che i difensori siano a conoscenza di un certo numero di informazioni: la posizione della palla, la propria posizione in relazione alle marcature, il limite dell’area di rigore, i movimenti degli attaccanti avversari e le posizioni dei compagni di squadra. Successivamente i difensori sono stati chiamati a rispondere in giochi difensivi come l’uno contro uno ed il tre contro tre. Nel primo gioco, il difensore si immaginava come marcatore, nel secondo caso invece si prevedevano due difensori che marcavano gli avversari, ed il difensore partecipante si immaginava come difensore di copertura. Tempo di risposta e precisione di risposta sono state le variabili dipendenti. Sono stati registrati i dati delle ricerche visive per ottenere informazioni su ordine di ricerca e luoghi di fissaggio, durante le prove dei partecipanti. I giocatori esperti sono stati migliori rispetto alle loro controparti ad anticipare la direzione di un passaggio nella simulazione del tre contro tre. Avevano i tempi di risposta più rapidi, mentre non ci sono delle differenze evidenti nella precisione di risposta e nei dati di ricerca visiva.

Entrambi i gruppi di giocatori hanno mantenuto l’attenzione sul giocatore in possesso della palla o sulla stessa palla con pochi sguardi sugli altri difensori o attaccanti. I giocatori esperti mostrano migliori prestazioni sia in condizioni di visione occluse, sia in ottime condizioni, suggerendo che erano anche in grado di estrarre le informazioni con maggiore qualità, probabilmente, dall’orientamento posturale del passante della palla. I giocatori esperti sono stati anche più veloci e più abili nella simulazione uno contro uno. I dati di ricerca visivi hanno rivelato che hanno usato più sguardi ma di durata inferiore rispetto ai giocatori inesperti, passando la maggior parte del tempo nel guardare la regione dell’anca e della sfera, indicando che queste aree sono le più importanti per anticipare i movimenti degli avversari.

Possiamo concludere affermando che i calciatori qualificati e meno qualificati sono chiaramente differenti sulla base della loro abilità percettiva. Il vantaggio percettivo dei giocatori esperti è determinato dalle loro conoscenze specifiche avanzate, sviluppate attraverso l’esperienza, la pratica e l’istruzione, piuttosto che dalla migliore capacità visiva di per sé.

Anche se il talento può essere in parte determinata da vincoli ereditari, le basi di conoscenza alla base di abilità percettiva sono sicuramente suscettibili di istruzione e di pratica. Prove di abilità percettiva sono un altro fattore potenziale per identificare i futuri giocatori d’élite nel calcio.

Ci siamo permessi un piccolo tuffo nella realtà scientifica per andare a sottolineare come e quanto sia importante la pratica in uno sport come il calcio che prevede un numero altissimo di varianti e di fattori ambietali che cambiano da situazione a situazione. Un ragazzo di talento se non allenato a dovere nella conoscenza della situazionalità correrebbe il forte rischio di disperdere le sue doti innate. Sapere che l’abilità percettiva, così come l’anticipazione motoria e la capacità decisionale può essere allenata e deve essere allenata è di fondamentale importanza per le scuole calcio ed i settori giovanili. Bisogna lasciare libertà di scelta ai ragazzi, bisogna lasciarli sbagliare per capire l’errore fatto e le conseguenze dell’azione scelta. L’uso di una metodologia induttiva diventa di fondamentale importanza nell’attività di base e soprattutto nei primi anni dell’agonistica. Mettere il ragazzo al primo posto, prima dei risultati.

I veri obiettivi importanti e finali sono quelli che riguardano la sua crescita ed il suo futuro.

 

 Stefano Primiterra

 

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