IL GIOCATORE CHE SA, FA! L’INCONSCIO CONTRO LA RAGIONE!

Buongiorno a tutti e buona quarantena di formazione a tutti. Nel nostro ultimo appuntamento abbiamo fornito studi scientifici che dimostrano come bisogna allenare la percezione nel calcio per formare il giocatore intenso, veloce.

In questo articolo vogliamo fornire delle informazioni ancora più dettagliate che riguardano l’apprendimento e l’esecuzione motoria, sempre grazie agli studi scientifici a disposizione degli ultimi anni, nello specifico analizzeremo gli studi  delle neuroscienze.

Siamo stati tutti abituati a pensare come i processi cognitivi fossero sempre presenti tra la percezione e l’esecuzione motoria (movimento), come se tutto ciò che noi facciamo inteso come movimento fosse regolato e gestito dal pensiero e dal ragionamento, dalla coscienza. Da quì il mito del giocatore pensante, intelligente, che abbiamo cercato nell’articolo precedente di ridimensionare almeno in parte. Oggi proveremo a spiegarvi perchè è il caso di ridimensionarlo totalmente.

Oggi abbiamo la fortuna di poter essere a conoscenza del funzionamento del nostro cervello e sappiamo che ci sono dei neuroni specifici chiamati neuroni canonici e neuroni specchio. I primi sono dei neuroni visivi-motori che si attivano quando ci rapportiamo a degli oggetti. Precisamente la percezione visiva di un oggetto, grazie all’esperienza pratica acquisita dal soggetto in precedenza, comporta “l’immediata” reazione e selezione delle proprietà intrinseche che consentono di interagire con esso. I neuroni canonici quindi codificano le informazioni di un oggetto, rispondendo ad esso con l’attivazione di una serie di atti motori potenziali. Questo procedimento neurale è assolutamente diretto e non è regolato da processi cognitivi, che rallenterebbero di molto la risposta motoria.

I neuroni specchio a differenza dei neuroni canonici si attivano quando si osservano degli individui codificando i movimenti finalizzati, cioè quei movimenti organizzati per raggiungere uno scopo. I neuroni specchio ci permettono di individuare le intenzioni dell’altra persona nel momento stesso in cui esegue un movimento. Ci permettono di capire il perchè un individuo fa qualcosa. L’osservazione non comporta per forza la sua imitazione. Si tratta come in precedenza di un atto potenziale che può essere in seguito inibito o realizzato. Questo cosa significa? Cosa possiamo capire da questa spiegazione? Possiamo capire che per riconoscere le intenzioni degli altri, non sono necessari elementi interpretativi (ragionati), ma sono determinanti solo le esperienza motorie pregresse. Questa forma di comprensione consiste in una sorta di “rappresentazione motoria interna” dell’atto osservato.

IL SISTEMA CHE CI PERMETTE DI RICONOSCERE LE INTENZIONI DEGLI ALTRI E’ IL SISTEMA SENSO-MOTORIO E NON IL SISTEMA ASSOCIATIVO ( che prevede PERCEZIONE – RAGIONAMENTO – RIFLESSIONE – COSCIENZA).

Con questo non vogliamo dire che non sia possibile individuare le intenzioni degli altri tramite aspetti cognitivi, sicuramente è possibile, ma non essendo un’azione immediata e reattiva, sicuramente risulterà più lenta e meno efficace. I neuroni specchio ci permettono questo riconoscimento in maniera diretta senza uso della ragione, basandosi esclusivamente sulle competenze motorie.

Detto questo cosa possiamo portare sul campo, nei nostri contesti giovanili? Beh sicuramente ci portiamo la necessità di allenare, non solo la tecnica ed il fisico, ma anche e soprattutto il cervello. Cervello inteso non come ragionamento ma come percezione di oggetti ed individui, cervello inteso come spazio e ambiente. Cervello inteso come SITUAZIONE. Bisogna allenare quanto più possibile ciò che avviene in campo, sia nei tempi e sia negli spazi della vera partita. Più esperienza motoria in situazione facciamo fare ai nostri ragazzi e più la loro risposta alle situazioni sarà dettata da stimoli senso-motori inconsci, diretti e veloci. L’allenamento migliore rimane sempre la partita. Con questo non vogliamo assolutamente dire che non vanno fatte esercitazioni analitiche, globali, in spazi più ridotti, o con numeri più ridotti rispetto alla normale partita, ma è importante che tutte le esercitazioni siano più simili possibili alla realtà e che siano alternati più possibile alla vera partita.

L’apprendimento motorio come ben sappiamo può avvenire per prove di errori o per imitazione. In ogni caso la pratica diventa il comune denominatore per entrambi i tipi di prove. Anche la codifica dello spazio non è un qualcosa di ragionato (non calcoliamo i metri che ci sono tra la difesa e la porta o tra me e un avversario), è semplicemente percepito, grazie all’esperienza fatta e pregressa. Ed è ciò che ci permetterà tramite stimoli riflessi a trovare la soluzione giusta in maniera veloce e inconscia. Il tutto però non può prescindere dall’esperienza e della pratica.

Concludiamo dicendo che il miglioramento della performance di un atleta, non deriva dalla sua capacità di ragionare o di pensare velocemente, ma dalla sua comprensione di gioco acquisita grazie ad un numero di tentativi svolti nell’esperienza di gioco fatta che gli ha permesso di sviluppare i suoi processi inconsci che realizzano le prese di decisione. Il risparmio delle energie dovute al NON ragionamento inoltre fornisce una FORZA in più all’atleta utilizzabile in altre attività di gioco, permettendogli di gestire meglio e al massimo le numerose situazioni e scelte di gioco necessarie nell’arco di un’intera partita.

 

Stefano Primiterra

 

 

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Tratto da:

ALLENARE IL GIOCATORE  SCEGLIENTE

L’esperienza di gioco e il ruolo dei processi inconsci  nell’attività motoria.

C. ALBERTINI

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